La Storia

Cava Speziala si trova nel Comune di Verona e più precisamente nella frazione di San Massimo all’Adige. In questa quartiere di Verona nel dopoguerra sono state create varie cave per l’estrazione della ghiaia di cui è ricco il sottosuolo. Gli scavi hanno devastato il territorio, lasciando enormi cavità generalmente trasformate in lucrose discariche.
La cava Speziala è nata nei primi anni ’70 nonostante l’opposizione dei cittadini del quartiere che si erano inutilmente attivati nel 1968-69 con la raccolta di 1500 firme poi presentate in Comune.
Ricorda un abitante di S.Massimo: < … dove ora c’è la cava c’erano campi coltivati a pesche e in primavera con la fioritura era bellissimo per noi bambini giocare tra gli alberi fioriti … una mattina ci siamo svegliati con il rumore delle motoseghe … stavano tagliando gli alberi e noi non sapevamo il perchè … >

Nell’area della cava oltre all’attività di estrazione viene praticata anche la triturazione di ghiaia e sabbia e la produzione di catrame con pesanti ripercussioni ambientali. Rumori, inquinamento e altri disagi esasperano la popolazione la cui protesta nel 1975 sfocia in una manifestazione con allestimento di una mostra fotografica sugli abusi avvenuti.
Nel 1976, a dicembre, 600 cittadini firmano una denuncia per inquinamento (polvere, fumi, rumore… ) violazione della Legge Merli e per scarico abusivo in cava di materiale organico. Questa azione legale porterà il 31 ottobre 1979 alla condanna dei proprietari da parte del Pretore di Verona. Qui alcuni documenti dell’epoca corredati di vecchie foto della cava.
L’ attività estrattiva prosegue fino al 1983 giungendo a interessare e a inquinare la falda freatica sottostante con conseguente mobilitazione anche degli abitanti del Comune di San Giovanni Lupatoto che utilizzano le acque di tale falda.

Nel 1988, cessata l’ estrazione della ghiaia, la cava viene acquistata dalla ditta Area s.r.l. di Tortona (AL) che ottiene nel 1989 dalla Provincia di Verona il permesso di creare nel sito una discarica di materiali inerti 2A e
speciali 2B (terre di fonderia particolarmente pericolose per la salute se vanno a contatto con l’ acqua). Nel 1990 alcuni abitanti, le cui abitazioni sono molto vicine alla cava, con l’appoggio di gran parte della popolazione di San Massimo-Croce Bianca (raccolta di circa 2000 firme) presentano ricorso al TAR contro l’autorizzazione della Provincia.
Il ricorso viene accolto nel 1991 e così si blocca l’attività della discarica con successiva sentenza confermativa da parte del Consiglio di Stato a cui la ditta Area s.r.l. aveva presentato Appello.
Ormai siamo nel ’92 in piena tangentopoli e l’ex cava Speziala è al centro di un grosso affare speculativo e di corruzione che coinvolge personaggi importanti del mondo finanziario, politico e imprenditoriale veronese,
ci sono anche arresti eccellenti e tutto si ferma.

Gli anni successivi vedono vari altri tentativi di fare una discarica nella cava che silenziosamente la Natura sta trasformando in bosco.
Nel 1995 il Comitato Suburbana Recuperi, supportato da 1950 firme di cittadini e da varie associazioni di quartiere, propone al Comune e alla Regione un progetto di Parco Pubblico che prevede interventi minimi,
senza riempimento con materiale, previo acquisto dell’area da parte del Comune.
Nel 1999 il Corpo Forestale fa un sopralluogo per valutare lo stato del bosco spontaneo nato nel sito. Nell’agosto dello stesso anno alcuni componenti del Comitato Suburbana Recuperi ricevono una lettera anonima in cui si richiama attenzione sulle nascoste intenzioni speculative della proprietà.
Nel 2000 si attuano molte iniziative per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e il Comitato di quartiere assieme ad altre 30 realtà associative della zona chiede l’acquisizione dell’area da parte del Comune e la sua
trasformazione in Parco Pubblico.


Anche il Comune di San Giovanni Lupatoto, fruitore dell’acqua della falda sottostante la cava, delibera all’unanimità la sua opposizione alla creazione di discariche nella cava abbandonata.

Un nuovo importante passo è la presentazione del progetto di parco per la città di Verona, elaborato dall’Arch. Luciano Zonnamosca e supportato con una petizione in calce alla quale sono raccolte oltre 2 mila firme.


Nel 2005 un parziale disboscamento dell’area viene bloccato dall’intervento dei cittadini riuniti in un comitato spontaneo. Con lo scorrere del tempo nel sito della cava abbandonata da circa 30 anni la Natura ha intanto silenziosamente riparato i danni prodotti dall’uomo creando una foresta spontanea con molte varietà di piante e animali riconosciute e censite da LIPU, Lega Ambiente, Italia Nostra e Corpo Forestale .
Questo bosco spontaneo è prezioso per la sua biodiversità e la posizione all’interno del centro abitato. È un polmone verde che migliora la qualità dell’aria e mitiga la temperatura; inoltre potrebbe essere reso facilmente fruibile alla popolazione.
Una passata amministrazione aveva classificato l’area come “area verde” da destinare ad uso pubblico ma in seguito, durante l’amministrazione Tosi, non si sa come, qualcuno, forse una “manina misteriosa”, ha riportato la
classificazione a “zona agricola” rendendola ancora disponibile per utilizzi diversi.

Nell’estate 2019 la società AREA S.r.l. attuale proprietaria ha presentato al Comune domanda per un progetto di riqualificazione che prevede taglio del bosco, riduzione dell’inclinazione delle scarpate con apporto di
materiale ( leggi “discarica”) e successiva fantomatica ripiantumazione con alberi da taglio da destinare a biomassa. Nonostante le veementi proteste di molti cittadini nell’ottobre 2019 il progetto ottiene il parere favorevole del Consiglio della Terza Circoscrizione.
Successivamente il Consiglio Comunale di Verona in data 28/11/2019 con delibera n. 48 approva un emendamento alla Variante 23 al Piano degli Interventi che definisce l’ area della cava Speziala “verde urbano” .
Ciò nonostante l’attività della proprietà per raggiungere i suoi lucrosi scopi prosegue con:
– 28/01/2020 Conferenza istruttoria in Comune in cui la proprietà, senza contraddittorio, ha perorato la sua causa di fronte ai rappresentanti degli uffici preposti;
– giugno 2020 Riproposizione del progetto all’Ufficio Edilizia Privata con lievi e non sostanziali modifiche. Il 17/09/20 la III° Circoscrizione rinnova vergognosamente il suo parere positivo nel corso di una seduta online senza nessuna possibilità per i cittadini di intervenire …

Da agosto 2020 il Comitato “Un Parco per la Città” ha riproposto una petizione al Sindaco chiedendo l’acquisizione dell’area da parte del Comune ottenendo a tutt’oggi circa 6000 firme. Le firme raccolte (su moduli cartacei e online) sono state consegnate e protocollate lunedì 1 febbraio 2021 in occasione dell’audizione con la Conferenza dei Capigruppo del Consiglio Comunale di Verona, durante la quale è stata presentare la proposta progettuale del BoscoSpeziala – Parco della Biodiversità di Verona. Il Comitato “un parco per la città” ha infatti partecipato con un articolato progetto al Bando del Comune di Verona per la Variante 29.